Camminare come in una fiaba tra i Laghi delle Streghe e delle Fate…Un assaggio del Parco Devero-Veglia tra boschi di larici ed il profumo dei rododendri, alla scoperta di angoli più o meno nascosti, lontano dalla folla pur trovandosi a poche ore dalla città. L'ambiente è caratterizzato da ampi pascoli contornati da lariceti, con sottobosco di rododendri e mirtilli, che sfumano nelle praterie d'alta quota.
Obiettivi specifici: stimolare lo spirito di osservazione volto alla conoscenza e alla comprensione dell’ambiente montano
Attività: escursioni nel Parco
Alloggio: Rifugio Castiglioni
Durata: da due giorni in su
Un
tempo attraversato da pellegrini e viandanti che si spostavano lungo
i percorsi della Via
Francigena,
sorgono tra le morbide colline dell’Astigiano le splendide chiese
romaniche edificate tra XI e XII secolo.
Un cammino che porterà a scoprire gioielli di architettura medievale
come ad esempio la Canonica
di Santa Maria di Vezzolano,
che la leggenda narra fondata da Carlo Magno.
Obiettivi specifici: conoscere un’arte “nascosta”
Attività: escursione tra le chiese romaniche da Superga a Crea
Alloggio: albergo/agriturismo
Durata:
da
un giorno in su
Il vasto altopiano di Marcarolo è situato nell'area montuosa dell'Appennino Ligure-Piemontese, all'estremo sud della provincia alessandrina. L'area del Parco è dominata dalla piramide massiccia del Monte Tobbio ed ha la peculiarità di godere la vista del Golfo Ligure, posto a meno di dieci chilometri in linea d'aria.
Obiettivi specifici: conoscere un parco “nascosto”
Attività: escursione sul Tobbio
Alloggio: albergo, rifugio
Durata: da un giorno in su
Cannobio è terra di confine tra Piemonte e Canton Ticino e questo ne ha influenzato la storia. La sua vetustà è tutta racchiusa nella solenne parata degli edifici cinque-seicenteschi sul lungolago. E' un antico paese, che lega il proprio passato al mondo contadino della retrostante valle Cannobina. Cannero Riviera... un paese situato tra montagna e lago, appollaiato sul cono dei detriti che il rio ha portato, erodendo i fianchi dei monti soprastanti; davanti, un po' scostati, due isolotti e uno scoglio… un pittoresco porticciolo; viuzze tipicamente medioevali; chiese e cappelle votive; terra di fiori e di camelie.
Obiettivi specifici: conoscere un’ “antica strada”
Attività: escursione da Cannobio a Cannero
Alloggio: albergo
Durata: da un giorno in su
Si narra che il 25 ottobre 1836 per volere di Carlo Alberto le salme di 27 nobili Savoia vennero portate da un corteo funebre da Giaveno alla Sacra di San Michele attraverso questo sentiero, per essere tumolate nei sotterranei della Sacra stessa;da allora il tratto da Frazione Mortera a destinazione diventò la Strada dei Principi in “piemontese” Strà dij Prinsi.
Obiettivi specifici: stimolare lo spirito di osservazione volto alla conoscenza e alla comprensione dell’ambiente montano
Attività: escursione da Bertassi alla Sacra di San Michele
Alloggio: albergo
Durata: da un giorno in su
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La Bell’Alda
Alla "Torre della bell'Alda" è legata una delle leggende più popolari sulla Sacra di San Michele. Si racconta che Alda era una ragazza molto bella, pia e devota. Mentre stava andando al santuario per pregare, venne assalita da dei soldati. Per scappare alla violenza si gettò da una torre del monastero. Precipitò nel vuoto e la sua fine sembrava inevitabile. Ma quel gesto di purezza e sacrificio impietosì talmente tanto gli angeli e la Madonna che la salvarono, facendola arrivare a valle sana e salva. Purtroppo la ragazza si fece prendere dalla superbia, raccontando a tutti di come era stata salvata dagli angeli e di come fosse "protetta" dal cielo. Nessuno le credeva e così, per vanità, la bell'Alda tornò sulla torre e si gettò nel vuoto. Visto il futile motivo per cui la ragazza si era buttata questa volta, non ci fu nessun intervento divino a salvarla e la ragazza si sfracellò a terra. Un modo di dire locale afferma che "l'orecchio fu la parte più grande che trovarono della bell'Alda".
Qui nasce il romanzo "Il nome della rosa
Si dice che Umberto Eco abbia preso ispirazione proprio dalla Sacra di San Michele per il suo celebre romanzo "Il nome della rosa". Pare infatti che la maggior parte dell'ambientazione del libro sia molto simile a quella del santuario piemontese.
Il Parco più alto d'Europa comprende il territorio della Valsesia e della valle di Rima sino alla cresta del massiccio del Monte Rosa. Tra la fine del 1200 e l’inizio del 1300, è posta la discesa dei coloni walser a sud del Monte Rosa. Le loro origini sembrano risalire territorialmente al Vallese, da cui il nome “walliser”, contratto quindi in “walser”.
Obiettivi specifici: stimolare lo spirito di osservazione volto alla conoscenza e alla comprensione dell’ambiente montano
Attività: escursioni alla Cascata dell’Acquabianca, al Rifugio Pastore, alla Val d’Otro
Alloggio: albergo ad Alagna o Rifugio Pastore
Durata: da due giorni in su
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Nella terra dei Walser, un pezzo di paradiso...
Il
Parco comprende il territorio della Valsesia e della valle di Rima
sino alla cresta del massiccio del Monte Rosa. Tra la fine del 1200 e
l’inizio del 1300, è posta la discesa dei coloni walser a sud del Monte
Rosa. La Val d’Otro, dove la
storia, la natura e le case sono testimoni reali della colonizzazione Walser, è
senza dubbio uno dei luoghi più belli che io abbia visto in montagna.
Non luoghi-museo ma luoghi vissuti, ancora oggi ben vivi, in cui gli orti con
le loro coltivazioni d’eccellenza, i pastori e l’architettura Walser,
conservatasi inalterata, ripropongono il passato di cui ancora si sentono le
tracce, cristallizzato nella continuità di un’oasi, che ha saputo attraversare
il tempo. La nascita delle frazioni ad opera di coloni Walser provenienti da
Gressoney, risale ai primi anni del XIV secolo. Sei piccoli borghi:
Follu, Scarpia, Ciucche, Weng, Felljerc, e Dorf, con le fontane monolitiche, i
forni del pane, le stalle, le case walser e le cappelle, elementi di un
economia autosufficiente, che ha saputo mantenerli nel tempo e rinnovarne
l’utilizzo. Di particolare interesse la chiesa della frazione Follu,
dedicata alla Madonna della Neve, curiosi gli spartivalanghe della Scarpia che
hanno preservato le case dalle nevicate abbondanti e i campi recuperati di
Weng, che cadenzano il ritmo delle stagioni. A quote più elevate si
trovano invece i vasti pascoli per i quali la valle era nota fino dal
medioevo, con molti alpeggi: Pianmisura piccola e grande, ai limiti della
vegetazione d’alto fusto, l’alpe Dsender immerso tra larici e faggi, l’alpe
Tailli a strapiombo sulla valle, l’alpe Kultiri, l’alpe Granus, l’alpe Zube
appoggiato su un tappeto di erbe e muschi. La vetta più alta della valle è il
Corno Bianco (m. 3320), alle cui pendici si trovano due piccoli ghiacciai: il
nevaio di Puio e il ghiacciaio d’Otro.